martedì 10 dicembre 2013

VISTI DA VICINO/ Le Band Si raccontano a RomaSuonaBene. Concesion Gioviale vi presenta i Rain Dogs.

Intervista di Concesion Gioviale
Foto di Fabio Spagnoletto

Rain dogs: la traduzione letterale dall'inglese è Cani della pioggia, ma parlando di musica scopriamo essere anche il titolo di uno degli album del cantante Jazz Tom Waits che per l'appunto, con l'uscita di questo disco passa dal genere Jazz/Blues ad un tono con incursioni folk/ rock aggiungendo delle sonorità dinamiche e sperimentali, 
E' un caso o corrisponde esattamente a ciò che avete in progetto di fare, la vostra musica utilizza comunque una serie di sonorità elettroniche, quali origini ha quindi il vostro nome?
"E' un caso, non è nei nostri progetti metterci dei cappelli alla Tom Waits e cantare con la voce roca. A poco tempo dalla consegna di tutto il materiale al nostro ufficio stampa per sbrigare le pratiche burocratiche necessarie per l'uscita ufficiale non avevamo un nome...così mi sono dato un giorno di tempo per spulciare in tutti i meandri della discografia mondiale e rubare qualcosa che suonasse bene: Rain Dogs"
Presentiamo bene i componenti della band, due di loro li conosco, li abbiamo sentiti suonare spesso con un'altra band, sempre emergente ma che ha delle sonorità tendenti al rock melodico. Sto parlando di Simone Corda, l'abilissimo chitarrista riscoperto anche come buon fonico e tecnico del suono e Mirko Martini, il tastierista, che studia al conservatorio ed è molto ferrato per i suoni elettronici. Andrea, tu, la bellissima voce della band, presentati e presentaci loro, come hai iniziato il tuo percorso musicale e come è avvenuto l'incontro con gli altri due musicisti, che rapporto hanno loro con la musica?
"I Rain Dogs nascono dal mio incontro (casuale) con Luigi Gori, produttore di musica elettronica e Dj di grande livello, una persona che ha il grande pregio di anticipare le tendenze, di vedere oltre, è quello che io chiamo un folle dalle idee geniali. Ciò che voi sentite sul disco è interamente frutto della mia collaborazione con lui, è la sintesi delle mie canzoni e delle sue idee sonore. Dentro Rain Dogs sono passati molti musicisti, specie durante il “making of” del disco. In fase di registrazione questo ha portato dei vantaggi, sotto forma di una moltitudine di colori diversi impressi al risultato finale, ma quello di cui necessitavamo come “band live” era al contrario una certa stabilità, progetti comuni, condivisione, una direzione e un'attitudine che è mancata per diverso tempo, nonostante chiunque abbia dato il suo contributo è musicalmente ineccepibile. 
Abbiamo iniziato la promozione facendo pochi live di qualità per occasioni importanti, ma c'era qualcosa che non andava, poi c'è stata questa data a Luglio di apertura ai Motel Connection davanti ad un sacco di gente, è stata il “disastro”, il giorno della caduta, un climax negativo da cui ripartire in tutto e per tutto. Anche la mia pazienza ha un limite che ho finto di non superare troppe volte. Se dovessi fare un bilancio questa band si portava dietro una quantità immane di karma negativo legato a troppi problemi che con la musica non avevano a che fare. Ero stanco di preoccuparmi di cose inutili. Ora sono contento, Simone e Mirko rappresentano quello che mancava. Sono musicisti abilissimi, molto professionali, preparati e con l'attitudine giusta. Siamo ancora in fase di scoperta reciproca quindi posso solamente dire che ci andiamo abbastanza a genio, ci confrontiamo molto e ora, tutti si occupano di ogni aspetto che riguarda la band e tutti si sentono parte di questa cosa."
Parliamo del vostro album, durante la serata ho scoperto che in realtà è uscito il 25 gennaio di quest'anno e che il tour ha avuto inizio qualche mese fa, ma per che poi ha dovuto interrompersi. E' un lavoro molto interessante, ci sono delle venature di rock alternativo che va a fondersi con una componente elettronica che ricorda molto la musica degli anni 80 ; a me personalmente ricorda una delle mie band preferite i Depeche Mode, sono loro fonte di ispirazione o è una scelta che collima con le vostre differenti esperienze musicali?
"L'album è uscito a Gennaio 2013 e onestamente ha dato ottimi risultati nella critica e negli ascolti, i singoli estratti (Brand New Enemy e The End) sono stati passati da 95 radio in tutta Italia e anche da radio straniere, nel Regno Unito e negli USA. Ci sono tantissime influenze, parecchi omaggi, soprattutto alla musica inglese degli anni 80'/90'. I Depeche Mode sono senz'altro ricompresi tra questi, ma non solo. Siamo fatti di quello che assumiamo...compreso quello che le nostre orecchie ascoltano e quindi è normale che facciamo musica ispirandoci alla musica che ci piace. Non ci sediamo pensando di fare un pezzo in un modo piuttosto che in un altro, siamo solo influenzati dalla musica che amiamo, né attingiamo senza neanche accorgercene probabilmente."
Domanda un po' personale, per tutti e tre i componenti. La band prima era composta da altri elementi, togliendo Andrea, il cantante, ovviamente. Quanto è stato difficile chiudere con il passato e ripartire quasi da zero con persone con le quali non si ha mai suonato. E' lo smisurato amore per la musica o l'estrema professionalità che si matura con il tempo?
"Credo di aver risposto implicitamente a questa domanda un paio di domande fa. Riguardo ai cambiamenti che ci sono stati, è stata dura, soprattutto perchè per troppo tempo la band era diventata una fonte inesauribile di discussioni sterili, era diventato un condominio di pettegole. Alla fine è anche giusto poi che ognuno suoni la musica per cui è nato, io sono nato per suonare questa, ognuno ha il suo posto, gli altri suonino quello che vogliono."
Sappiamo tutti, tutti quelli del mestiere, sia musicisti che scrittori che è veramente difficile in Italia, trovare un etichetta discografica o un editore pronto ad assumere il rischio di produrre un cd o editare un libro, voi siete stati fortunati, leggiamo che a produrre il vostro primo lavoro e forse anche il secondo è stata una casa discografica. Come è avvenuto l'incontro e quanto avete dovuto cercare/insistere prima di raggiungere questo risultato?
"Ce l'ho fatta al primo colpo (di culo forse), ma ho sempre pensato che per far succedere cose speciali devi credere in modo smodato con fede cieca e ostinata, quindi non mi sono mai posto il problema se sarebbe mai accaduto o no, sapevo che prima o poi qualcuno mi avrebbe fatto fare un disco, però ogni giorno c'è stato da lottare duramente per portare a casa il risultato. Nella musica indipendente, ho dedotto, che l'aggettivo independente significa che tante cose te le devi sbrigare da solo (hahahahahahah). Nel caso dei Rain Dogs le nostre etichette sono La Presslabrecords di Omar Neri e la Soffici Dischi di Roberto Bardelli, due etichette di Arezzo, una città in cui il fermento musicale è decisamente in attivo. E se è vero che il momento è difficile quindi mi consola il fatto che se qualcuno investe vuol dire che vede della qualità, qualcosa di diverso rispetto al piattume/pattume che gira!"
Questa domanda la faccio sempre, a tutti gli artisti che, spesso, incontro nei locali di Roma. Il mondo della musica emergente qui in Italia, molto spesso finisce nel dimenticatoio, non solo dalle case discografiche, ma anche dai locali che bocciano in primis la musica originale e prediligono le cover band. Cosa ne pensate ? La scelta di scrivere testi in Inglese è anche un modo per aprirsi delle possibilità anche all'estero o semplicemente perché questo tipo di musica non si adatta alla nostra lingua?
"Si il livello della musica che si suona nei locali è decisamente basso e non capisco come si possa privilegiare una cover band, me lo spiego solo collegandomi all'ottusità della gente arida che entra in un posto solo per sentire qualcuno che suona le canzoni di qualcun altro (cover band dei Beatles escluse). Ma non è vero però che tutti fanno queste scelte, in giro ce n'è di gente che apprezza, e c'è un circuito indipendente in Italia che non tutti conoscono ma produce un sacco di buona musica. Detto ciò a volte è meglio una buona cover band che un progetto originale di scarsa qualità, specie in inglese, dove la credibilità sta tutta nel proporlo con grande cura nei testi e nella pronuncia. Per me la lingua inglese rappresenta la sola via che ho trovato per esprimermi in modo semplice, sarà ora che nel 2013 quasi 2014 anche noi italiani possiamo cominciare a produrre musica internazionale senza vergognarci di nulla, perchè siamo bravi!"
Parlando sempre di quest'argomento, mi è capitato di parlare con persone, musicisti, che si sono trasferiti all'estero con la speranza di ottenere buoni risultati. Quando ho chiesto loro come si sono trovati, la risposta è stata che danno molto spazio a band emergenti e che se si vuole guadagnare ci sono varie possibilità, ma per quanto riguarda la crescita artistica è molto difficile, in quanto la concorrenza all'estero si triplica, è giusto andare all'estero e correre il rischio? O vale la pena provare in Italia, pur aprendosi le porte anche altrove?
Io tifo per chi resta...ancora di più per chi ritorna.
"Questo paese è degli italiani, i maggiori produttori al mondo di bellezza e bontà, quelli che anche nella musica (classica) hanno fatto scuola per esempio (lo sai che la moderna notazione musicale è dovuta ad un italiano? Guido Monaco, di Arezzo poi, 992 – 1050 circa).
E' frustrante la situazione qui, davvero, ma ci vorrà l'aiuto di tutti per cambiarla e non lasciarsi sopraffare, anch'io conosco persone che ad esempio a Berlino hanno trovato la Mecca musicalmente parlando. E' giusto che ognuno faccia la sua esperienza, ed è altrettanto triste, molto triste, che in Italia decidano le sorti della musica inetti da 4 soldi gonfi di presunzione, che alla fine producono mostri da baraccone e icone per decerebrati. 
E' necessario che il talento resti qui e si faccia strada, alla fine il talento prevale sempre credo, è come i fiorni che nascono nei posti più impensabili."
Sentivo che parlavate di un altro cd, ci potete dare un accenno in anteprima ?
"Si, inizieremo presto a raccogliere il materiale per il secondo disco, che non sarà pronto prima della fine del 2014 immagino, anche perchè vogliamo e dobbiamo finire di promuovere questo. Simone ha detto una cosa intelligentissima sull'argomento mentre gli facevo sentire un po di cose che avevo scritto: “mentre finiremo di suonare questo come si deve ci renderemo conto di cosa potremo fare su quello nuovo”. E' una verità assoluta. “Lies, alibis and lullabies” deve ancora fare tanta strada, deve arrivare ancora a tante persone attraverso i concerti che stiamo preparando, non è detto che i tempi di promozione debbano essere strettissimo, possiamo suonarlo per tutta la vita che ci resta se vogliamo. Intanto vi possiamo quasi confermare che a Natale regaleremo un singolo inedito, una cosa rimasta a malincuore fuori dall'album, molto strana, decisamente dance-rock, decisamente 90', buona anche per ballare."
A parte il cd, progetti futuri? Vi sentiremo suonare ancora dal vivo?
"Vogliamo suonare il più possibile, ricominceremo con l'anno nuovo a meno che non arrivino proposte indecenti prima, adesso uscirà un altro video registrato al Kate studio, a Natale si potrà scaricare questo singolo inedito di cui parliamo che si chiama “When you heal my fears”, gratis per tutti i nostri fans, direi che di cose da fare ne abbiamo."
Grazie Rain dogs , sentiremo molto parlare di voi, almeno è questa l'impressione che abbiamo avuto nel locale in cui avete suonato, stracolmo di persone affascinate dal vostro genere musicali, ancora tanti complimenti.



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