domenica 10 novembre 2013

Gli EverQueen tornano alla carica: la storia riparte con Angelo Palmacci e una nuova sfida.

Report: Daniele Crescenzi
Foto: Fabio Spagnoletto e Guglielmo Spagnoletto
EverQueen 2.0... la storia prosegue! O sarebbe meglio dire ricomincia. Ricomincia con una nuova sfida, una nuova scommessa che risponde al nome di Angelo Palmacci. Il nuovo singer. Una scommessa che risulta essere vincente già in partenza. Infatti, noi di RomaSuonaBene e molta gente che stava li non abbiamo mai sentito qualcun'altro avvicinarsi tanto a alla voce straordinaria del mitico Freddie Mercury. Una voce potente, cristallina che ricorda il perido giovanile di Mister Farouk Bulsara, quando rendeva ai massimi livelli negli album del primo periodo 1973-1980 circa. Brian May , Roger Meddows-Taylor , Freddie Mercury  e John Deacon in quegli anni composero canzoni che calzavano a pennello all'estensione di tre ottave precise in voce piena  quattro ottave in falsetto di Mercury. La nuova proposta musicale degli EverQueen ora si concentra maggiormente su quel periodo. Ventidue pezzi suonati in tutto. L'inizio affidato alle schitarrate di Valerio Capodagli, travolgente come non mai, che apre con la versione speed rock di "Will We Rock You" improvvisando sulla sua nuova Red Special. 
Si parte quindi con "Tie Your Mother Down" (da  "A Day at the Races" del 1976) per accendere i motori e spingere sul gas.
 Il pubblico del Roadhouse rimane subito quasi stordito dall'impeto degli strumenti e la potenza della voce di Angelo:tra la gente espressioni di stupore e sorpresa. Se si chiudevan gli occhi sembrava di ascoltare un vecchio disco dei Queen a tutto volume. Si ritorna alla sobrietà con "Play the Game", pezzo del 1980 scritto da Freddie Mercury, Angelo si siede al pianoforte e comincia a suonare. Le note del pianoforte suonato da Angelo si fondono con le tastiere di Andrea Scacco. Arrivano "Somebody To Love", "Another One Bites the Dust" e la meno conosciuta ma altrettanto bella e magistralmente eseguita "Save Me" singolo dei Queen pubblicato nel 1980.
 Questo brano  fu scritto da Brian May ed inserito sempre in "The Game", album dal quale sono state eseguite molte canzoni durante il concerto degli EverQueen al Roadhouse di Nemi del 9 novembre, come anche "Crazy Little Thing Called Love". 
Vengono suonati pezzi più vecchi ("Killer Queen", "Now I'm Here", "Don't Stop Me Now"). Qualcosa di veramente straordinario ed indescrivibile. La platea del Roadhouse è elettrizzata. Una carrellata di successi dei Queen uno dietro l'altro che non fanno altro che sciorinare la bravura e l'estro di Angelo, ma anche la tecnica sopraffina di tutti gli elementi del gruppo, da Terzio Di Fiori, fantastico alla batteria, a Vincenzo Ruopolo al basso, che in "Under Pressure" ha il suo momento di maggiore visibilità per mettere in mostra il suo caratteristico modo di suonare. 
Gli EverQueen sembrano riuscire a regalare, alla gente qualcosa di diverso dal solito, di profondamente accurato e fedele alla linea (cioé quella di puntare tutto sulla musica e non sulle scenografie), ma anche rivoluzionario, negli arrangiamenti e nello stile. 
Stupendo ad esempio proprio l'arrangiamento di "Crazy Little Thing Called Love", presentato in una versione davvero interessante. Viene rivisitato anche l'intro di "Bohemian Rapsody" al quale si  è data  un'enfasi  maggiore quasi da componimento lirico, una sorta di ouverture da opera. La chiusura non poteva che essere affidata a "We Will Rock You" e a "We Are The Champions" con le quali si congedavano i Queen e con le quali si congedano gli EverQueen. Ma il pubblico ne vuole ancora e grida a gran voce il rientro sul palco per un bis. I ragazzi rientrano per concedere un pezzo non previsto in scaletta. 
Si sceglie "Who Wants to Live Forever", davvero straordinaria! Il concerto, anche se qualcuno avrebbe voluto non finisse mai, si chiude su questo brano. Il  cammino degli EverQueen, la "storia" dei tributi italiani ai Queen, prosegue...
FOTO GALLERY





Nessun commento: