sabato 3 agosto 2013

Gli W.H.I.P. si raccontano a RomaSuonaBene: cinque amici,tante esperienze musicali e un unico obiettivo: non porsi mai obiettivi!

A tu per tu con Damir Rapone, bassista degli W.H.I.P.- Wait Hell in Pain, che si racconta e racconta un po' della storia di questa straordinaria band di hard rock e metal originale. Non una band qualsiasi... un gruppo composto di veri artisti, professionisti musicali di livello. Abbiamo spesso parlato di loro, e continuiamo con immenso piacere a parlare di loro. Hanno di recente dimostrato tutta la loro abilità ed originalità al Music Up Festival, al Parco della Torraccia a Roma. Una grande affermazione, con importanti riscontri sia di pubblico che di critica. Damir si è concesso, con la simpatia che da sempre lo contraddistingue a questa intervista per noi di RomaSuonaBene e per voi che ci seguite numerosi da ogni angolo d'Italia e del pianeta. Un'intervista schietta, senza freni, nel classico stile W.H.I.P., nella quale Damir Rapone ci racconta esperienze, sensazioni, emozioni, sogni, progetti, rabbia e speranze di una band che nasce nel settembre 2011 dall'idea del chitarrista Stefano Prejanò e di Kate Sale alla voce con l’intenzione di proporre un repertorio hard rock con influenze metal, forse per scherzo, come spesso accade, ed in soli tre anni è diventato una realtà importante nel panorama underground capitolino, con un pubblico sempre più folto ai loro appuntamenti....

 W.H.I.P. sta per Wait Hell in Pain. Cosa significa esattamente questo nome e come nasce?

 Innanzitutto lasciami fare un ringraziamento a voi ragazzi di RomaSuonaBene per il vostro lavoro e il vostro impegno. Siete ovunque e il vostro supporto è davvero linfa per gruppi come noi e soprattutto per noi. Non ci avete mai abbandonato. Detto ciò il nome Wait Hell In Pain nasce recente, dalle ceneri dell'acronimo WHIP. Il nome iniziale infatti aveva le stesse iniziali ma stava a significare ben altra cosa. Erano infatti le iniziali in inglese del nostro dubbio più ricorrente. Il nostro songwriter Preja (aka Stefano Prejanò) ha il viziaccio di rendersi particolarmente irreperibile e tante volte la nostra frase ricorrente era "Ma dove diavolo è il Preja?!" in inglese Where Hell Is Preja (W.H.I.P). Essendo questo un nome interno, l'acronimo WHIP ci ha creato qualche difficoltà in quanto ne esistono a bizzeffe di gruppi con questo nome, alcuni anche ben più mainstream di noi. Wait Hell In Pain nasce dopo un gruppo chiuso su facebook in cui volavano le soluzioni più disparate, che comunque avessero quelle iniziali. E' un nome particolare, oscuro, che va un po' contro la filosofia cattolica del "soffri ora per avere il paradiso dopo". In questa vita si soffre e probabilmente dopo non c'è il Paradiso. E spesso e volentieri anche nella nostra società non c'è premio dopo innumerevoli fatiche. C'è sempre più gente che studia e non trova lavoro, gente che lavora e non ha di che sfamarsi, gente che si dà (in pasto?) ad altre persone e sentimentalmente ne esce a pezzi. Non è questa l'era per pensare al paradiso.

Di Cosa parlano le vostre canzoni?

 I testi sono opera di Kate, la nostra cantante. Le situazioni narrate sono per lo più di tipo personale, non siamo noi un gruppo politico.Si parla di frustrazione, desiderio, sogni, incubi, passioni. Tutto ciò che muove l'essere umano, tutto quello che è alla base delle relazioni sociali. O che a volte è conseguenza delle relazioni sociali


Raccontateci un po' di voi: gli W.H.I.P. chi sono, cosa vogliono e cosa pensano di arrivare ad essere un giorno?

Gli W.H.I.P chi sono.... bella domanda. Siamo cinque amici e non c'è voluto tanto a diventarci, cosa rara. Cinque malati di musica, esperienze musicali diversissime e l'unico obiettivo, che è un po' quello da vecchi lupi di mare, di non avere obiettivi. Siamo tutti belli vecchiotti per capire che in Italia è pressoché impossibile campare di musica, men che meno musica che non è mainstream. Proprio questa mancanza del grande obiettivo ci porta ad essere molto sciolti, con l'atteggiamento di vivere la giornata e vendere cara la pelle qualsiasi sia il palco o la situazione. Vogliamo divertirci e divertire. Questo è il nostro obiettivo 

 Come nascono le vostre canzoni?

Principalmente in sala, si parte da qualche idea dei chitarristi e la si sviluppa e arrangia tutti insieme. Nel frattempo Kate fa un lavoro in parallelo sui testi e sulle linee vocali. La parte d'arrangiamento per noi è molto importante, il pezzo ci deve suonare fresco, diverso da quello che sentiamo sempre altrimenti siamo in grado di prendere e buttare giù tutto per ricominciare da capo

 Avete un gruppo o più gruppi che rappresenta/rappresentano per voi una fonte di ispirazione?

Ne stimiamo e apprezziamo migliaia: ma una sola fonte d'ispirazione vera e propria direi di no. Chiaro, non abbiamo inventato nulla, ma tentiamo d'essere quanto più personali possibile. Abbiamo influenze più che ispirazioni, influenze che vengono tritate, sminuzzate e impastate con le nostre sensazioni. Il risultato è quello che hai sentito, per esempio, alla finale del Music Up

Come vedete il panorama hard rock e metal attuale?

Meno male del previsto, i vecchi Big ancora tengono testa ma ci sono alcuni nomi nuovi che ormai sono quasi al loro livello di popolarità. Più una marea di band nel sottobosco. Il peccato è che in Italia non vengono valorizzate queste band, siamo tutti esterofili ma è anche una conseguenza. Non ci sono strutture per tirare su (a livello commerciale principalmente) gruppi da noi come fanno, invece,  ad esempio in Germania o Svezia. Da noi la musica è ancora vista come un passatempo lussuoso e basta.

Cosa vi è piaciuto di più e cosa non vi è assolutamente piaciuto di quello che in questi anni è stato detto sulla vostra musica?

Grazie al cielo la nostra musica è ancora giovanissima, ce ne sarà di tempo per ricevere critiche e speriamo anche consensi. In generale ci piace essere ascoltati, valutati e anche criticati. Siamo giovani come band, dobbiamo crescere e siamo i primi a commettere errori. L'importante è che le critiche siano fondate. Criticare tanto per partito preso o non tenendo in considerazione le spesso e volentieri precarie condizioni dei palchi che calchiamo (spesso ci si lamenta di imprecisioni non tenendo conto che magari sul palco non abbiamo neanche modo di ascoltarci e suoniamo quasi a memoria) è facile ma inutile e spesso dannoso per noi band che lo facciamo per passione e spesso rimettendoci solamente da un punto di vista sia economico che di tempo. Per non parlare della fatica sia fisica che organizzativa.

Raccontateci della vostra esperienza al Music Up Festival, come vi è sembrata? Vi aspettavate un risultato del genere?

Ci siamo divertiti molto al Music Up, sono state belle serate, ci hanno fatto confrontare con gruppi di estrazione anche totalmente diversa dalla nostra. Ci ha dato la possibilità di farci conoscere da tanta gente che altrimenti non ci avrebbe mai sentito. Il vero risultato è questo.

Avete qualche rammarico? C'è qualcosa che in questi anni non rifareste e cose che invece non avete fatto ma avreste voluto fare?

Ma no, anche qui è presto per averne. Anzi tutte le esperienze che abbiamo fatto ci hanno fatto crescere e migliorare. Per cui ne andiamo fieri. E le cose che non abbiamo fatto...... è solo perché ancora non abbiamo avuto occasione di farle!

Quali sono i vostri impegni immediati? E i vostri progetti futuri? 

Il 29 Agosto torneremo live, sarà al Ponte Rock di Arpino con Il Pan Del Diavolo, i Kutso e il Progetto Suonatori Precari. In autunno faremo il possibile per suonare ovunque, per farci conoscere e per far divertire, sperando di poter rientrare presto anche in studio per dare un seguito al nostro Minicd uscito in quel di Luglio. Potete tranquillamente seguire i nostri aggiornamenti su www.waithellinpain.com (sito in costruzione ma ormai quasi pronto) e sulle nostre pagine  www.facebook.com/WHIPTHEBAND e https://twitter.com/WaitHellInPain

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